Ci sono giornate che raccontano molto più di quello che accade. Giornate in cui le emozioni si intrecciano ai gesti, ai sorrisi, ai piccoli grandi passi fatti insieme.
Il 25 giugno è stata una di queste. Un caldo pomeriggio d’inizio estate, in cui abbiamo festeggiato un traguardo che per molti è già un nuovo inizio: l’inaugurazione di due nuove case dedicate a persone con sindrome di Down che hanno affrontato con noi il percorso verso l’autonomia.
Due case vere, pensate per accogliere la vita di tutti i giorni. Non luoghi “protetti”, ma spazi di libertà e responsabilità, in cui ognuno può imparare a costruire la propria quotidianità, secondo i propri tempi e i propri desideri.
Una cucina da usare ogni giorno, una stanza che diventa rifugio e identità, un campanello da suonare e una porta da aprire con le proprie chiavi.
Autonomia, certo. Ma anche dignità, fiducia, e quel senso profondo di normalità che troppo spesso diamo per scontato.
All’inaugurazione c’erano le autorità, gli operatori, i volontari. C’erano le famiglie, gli amici, i curiosi. Ma soprattutto c’erano loro: i protagonisti. I ragazzi e le ragazze che queste case cominceranno ad abitarle davvero.
Che hanno creduto, provato, sbagliato, riprovato. Che ce l’hanno fatta.
E che adesso sono pronti a iniziare una nuova fase, una nuova vita. La loro.
E poi, ci sono tanti "grazie" che vogliamo dire ad alta voce.
Grazie a tutti i nostri sostenitori;
Grazie al Comune di Pordenone, alla Regione Friuli Venezia Giulia, alla Fondazione Friuli, a Beneficentia Stiftung e ai progetti che ci hanno supportato;
Un grazie alle famiglie che, con i loro lasciti solidali, hanno reso possibile tutto questo.
Un gesto discreto ma potentissimo, che continua a fare del bene anche quando chi lo ha compiuto non c’è più.
Perché è anche grazie a queste scelte se oggi possiamo dire che la solidarietà diventa davvero libertà, dignità, e futuro.